No, non sono un vetero-catechista e nemmeno è mia intenzione dare un ecumenico messaggio alla grande famiglia di chi si occupa di immobiliare e, in specifico, di mediazione/rappresentanza.
Però non posso negare che quando durante la messa domenicale ho letto questa frase, il mio pensiero sia subito andato alla tolleranza verso se stessi che è uno dei mali incurabili del nostro Real Estate, sopratutto da parte di chi affronta questo lavoro in modo improvvisato e, tutto sommato, un po' naïve.
Il mio maître à penser adatterebbe la frase come: "Immobiliare: combatti ciò che la coscienza teme e merita ciò che la preghiera non osa sperare"
Ed ecco che la preghiera verso la misericordia divina diventa un incitamento alla volontà umana ed il significato traslato appare in tutta la sua chiarezza: in tutta coscienza tu già sai quali sono i tuoi difetti e li temi perché sai che ti portano lontano dai tuoi traguardi; allora sai anche che devi comunque meritare ciò che sogni avere-fare-essere e che, invece, abitualmente preghi di raggiungere nella speranza di farcela.
Insomma una bella lezione di comportamento professionale in soli 15 vocaboli: davvero c'è sempre da imparare!
Riflettendo in modo specifico sul real estate nostrano e sulla fauna che ci opera giornalmente, mi viene il dubbio però che non molti siano capaci di vedere i propri difetti. Infatti tendiamo a scusare i nostri comportamenti errati con allegro e giocoso menefreghismo, evitando accuratamente di apparire deboli con colleghi e clienti ma, anzi, trasformandoci in piccoli e asfittici superman del mattone.
Dall'altro lato siamo dotatissimi nel creare traguardi irraggiungibili per poi dare la colpa al mercato invece che a noi stessi, rifugiandoci in una preghiera che ha molto del "io speriamo che me la cavo" di D'Ortiana memoria e non lontana dal "speriamo in una botta di culo" di normale uso metropolitano.
Una nuova coscienza però viene timidamente allo scoperto domandandosi: ma sarà il caso di fare, dire, essere qualcosa di diverso dal tanto bistrattato mediatore, così sottovalutato da istituzioni e clienti? E se diventassi un valore aggiunto non a parole ma nei fatti? Cosa farebbe di me qualcosa di veramente indispensabile per i miei assistiti ? Cosa succederebbe se le mie azioni guardassero al futuro e non al passato?
Nonostante le attuali condizioni prima o poi il vento girerà e tutto questo sbattersi per migliorarsi diventerà forse nuovamente inutile, tanto ci basterà essere noiosamente adeguati al nostro ruolo con azioni stupidamente reiterate che mescolano il marketing con lo stalking e l'ascolto attivo con la cortesia.
Ma allora, cosa c'è da imparare da questa piccola lezione domenicale?
Che in questo mondo, se sei un agente immobiliare, il primo giudice di te stesso dovresti essere tu:
Tu con i tuoi difetti da correggere e con le tue azioni per correggerle.
Tu con le tue aspirazioni da conseguire e le opere per realizzarle.
Tu con le tue tante o poche competenze comunque da migliorare.
La nostra coscienza teme ciò che è manifesto in noi perché ci conosciamo: quando agiremo per meritare più di ciò che abbiamo e diventare più di ciò che siamo?
Buone vendite a tutti
Luca Gramaccioni
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